Maria Candida Gentile racconta l’arte di creare con gli odori
Dall’8 dicembre al 7 gennaio, Galleria Alberto Sordi ha ospitato la mostra sensoriale Profumo di Natale: un allestimento che ha esaltato il potere evocativo dell’olfatto, senso in grado di sorprenderci in vari modi. Ne abbiamo parlato con Maria Candida Gentile, naso, artista e professionista eclettica. Amante della naturalità e dell’autenticità, la maitre parfumier realizza creazioni originali che racchiudono una storia e un’identità molto forte, al confine tra profumeria e arte contemporanea. Ci ha raccontato i segreti della sua professione, il potere del marketing olfattivo e come i profumi possano aprire la porta a percezioni nuove.
Qual è il percorso che l’ha portata a diventare una maitre parfumier?
Il mio è stato un percorso particolare, nato da una passione profonda per odori e profumi che mi accompagna da tutta la vita. Questa propensione verso il senso dell’olfatto mi ha spinto ad approfondire lo studio delle proprietà curative delle piante e la trasformazione alchemica delle materie. Successivamente, mi sono diplomata alla scuola di profumeria di Grasse e poi ho iniziato a lavorare con le mie creazioni.
Quali sono, secondo lei, le doti necessarie per la sua professione?
Più che doti, servono doni. Ad esempio, sensibilità, curiosità, creatività e spirito critico. Siamo come pittori, ma dipingiamo con gli odori anziché con i colori: nelle scuole si impara la tecnica, ma poi bisogna piegare le nozioni apprese alle proprie inclinazioni artistiche. Ma non tutti le hanno, c’è chi ha un approccio completamente diverso. Molti, infatti, compongono seguendo degli schemi, abituati ad assecondare un brief: così, però, c’è meno creatività, c’è meno arte.
Ci spiega meglio che cos’è il marketing olfattivo e come incide sul comportamento d’acquisto?
Analogamente a quanto avviene per gli altri sensi, il marketing fa leva sulla psicologia, puntando sulla capacità evocativa degli odori e sulla possibilità di catturare l’attenzione del cliente. In un luogo dove ci sono dei prodotti da vendere, un profumo seduttivo porta le persone a fermarsi. Così un potenziale cliente può essere attratto dalla lavanda perché lo rilassa o dal prugnolo perché lo calma, e questo può predisporlo all’acquisto.
In questo modo le fragranze possono influenzare la percezione di un brand…
Una fragranza sorprende, crea delle emozioni. Il profumo può coinvolgerci, attirarci come le note di una canzone che ci piace. In questo modo, gli odori possono fissarsi nella nostra memoria e, di conseguenza, noi finiamo per associarli a un marchio. Così il profumo aiuta il brand a darsi un’identità precisa e riconoscibile, all’interno di un processo multisensoriale che coinvolge anche sensazioni visive, sonore, tattili.
Ci spiega meglio come un’ispirazione o un’idea viene da lei tradotta in fragranza?
Di base, compro molte essenze naturali in giro per il mondo, prodotti che hanno vibrazioni profonde con il nostro corpo. Poi, che sia per un brand, un albergo, una persona, creo tutto su misura, uso solo elementi naturali e scavo dietro le storie. Per me, è fondamentale lo studio di un luogo, la capacità di calarsi nel contesto: per farlo ci vuole tanta sensibilità, non basta la tecnica. Per questo lavoro molto anche in campo artistico.
Ci racconta qualcosa di più al riguardo?
Negli anni, ho creato un sodalizio con Luca Vitone e insieme a lui ho realizzato sculture olfattive acromatiche. Per la 55a Biennale di Venezia, ad esempio, abbiamo creato Per l’eternità: un’opera per cui ho prodotto l’odore dell’eternit, materiale per tanti anni utilizzato in ambito edile e che poi si è rivelato terribilmente dannoso. L’anno scorso, invece, abbiamo realizzato Il Gladiolo Fulminato, reinterpretazione in chiave olfattiva di un’opera di Filippo De Pisis, che è stata esposta al Museo del Novecento di Firenze. Infine, citerei A tale of forked tongues, presentata al Museo di Arte Contemporanea di Siegen nel 2022, dedicata al genocidio dei nativi americani dovuto all’uso del vaiolo come arma biologica.
Invece, tornando ai profumi, c’è qualche lavoro di cui è particolarmente fiera?
Sono fiera di tutte le mie opere, però mi va di menzionare un lavoro sul colore bianco portato avanti a Borgo Egnazia, in Puglia, da cui è nato il profumo Bianco. Dopo tanta ricerca fatta sul luogo, ho macerato l’ambretta, cioè l’interno del fiore del disco, una polvere naturale che sa di talco, e ho realizzato una fragranza unica. Per me questo significa creare con gli odori: un percorso fatto di alta qualità, profonda ricerca e massima sensibilità.
16 Maggio
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